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Civenna

Al comune di Bellagio, appartiene anche Civenna, comune autonomo fino al 2014, e ora municipio di Bellagio (per volere degli abitanti che si sono espressi tramite un referendum). E' posta sulla strada provinciale della Vallassina a metà strada fra Bellagio e il passo del Ghisallo (a 650 m.s.l.m), ed è adagiata su un terrazzamento naturale, addossato al Monte san Primo, che si affaccia al Ramo di Lecco del Lario, con uno strapiombo di circa 400 metri rispetto alla superficie lacustre. La collocazione della zona è molto panoramica, infatti da Civenna, oltre che gran parte delle rive orientali del lago, sono visibili, proprio di fronte al paese, sia la Grigna che la Grignetta ed inoltre, più in lontananza, numerose porzioni dell'arco alpino centrale.
Questa posizione paesaggistica ed il clima mite, hanno favorito la vocazione turistica del paese, che si è sviluppato come piccolo centro di villeggiatura, fino all'inizio degli anni novanta. Poi come molti borghi montani ha sofferto dell'inversione di tendenza in ambito turistico, che ha sostituito la permanenza prolungata nelle mete di villeggiatura con il turismo globale, per il quale non era una meta appetibile. Oggi la situazione sembra migliorare con la frequentazione di turisti stranieri e l'apertura di diversi esercizi commerciali. Il territorio offre tranquillità, percorsi di trekking e camminate in montagna e un’ottima cucina locale.
Guarda una galleria di immagini del borgo.


Non ci sono documentazioni storiche sulla presenza di abitanti stabili nell'età antica; però nel territorio sono stati ritrovati numerosi massi avelli, scolpiti ad uso sepolcrale, che attesterebbero la presenza nella zona di popolazioni celtiche o pre celtiche e inoltre sono state ritrovate alcune monete di epoca romana. Risale all'880 il primo documento, una donazione, che attesta la presenza di popolazioni stanziali sul territorio. La donazione da parte dell'imperatore Carlo il Grosso, del territorio Civennasco e della sua popolazione all'Abbazia benedettina di Sant'Ambrogio di Milano. Quindi gli Abati del Monastero stesso vi esercitarono l’alta sovranità spirituale e temporale con assoluta indipendenza dalle diverse forme di governi nazionali e stranieri succedutisi nel circostante Stato di Milano. Con l'avvento di Napoleone il feudo di Civenna cessò di esistere e venne aggregato alla Lombardia nella Repubblica Cisalpina, unito alla Pretura di Asso. Durante il periodo fascista i comuni di Magreglio e Barni divennero frazioni del comune di Civenna.

All'ingresso del paese (lato Bellagio) c'è un belvedere che costituisce un punto panoramico con vista spettacolare sulle Grigne e sul sottostante ramo di Lecco del Lario. Sul piazzale è presente l'unico monumento italiano dedicato ai caduti su strada su due ruote. Fu inaugurato nel 1962 in occasione del 50° anniversario della Federazione Motociclisti Italiani, da sempre meta di tutti i centauri. La scultura fu realizzata dal milanese Silvio Gazziniga. Il monumento è costituito da altorilievi elicoidali che si snodano su un cilindro come un lungo nastro che simboleggia l'asfalto e culmina con una sovrastante fiamma che si staglia verso il cielo.
Nella parte a lago del paese, detta castello per il suo alto edificio, un tempo vi erano le prigioni del paese, e forma un piccolissimo borgo a se stante; in via Stelvio è presente la maestosa villa Cassia, dimora storica che non ha subito cambiamenti strutturali nel tempo mantenendo il suo fascino. Nella frazione castello è presente anche un masso avello sepolcrale risalente al II-III secolo d.C. e attualmente riutilizzato come vasca dell'acquedotto. Altri due massi avelli sono presenti in via Roma.
Nel territorio del municipio è presente un trovante, la Pietra Lentina che si ritiene essere il più grande masso erratico di tutta la Lombardia.


"Chiesa di Sant'Ambrogio e Materno", è la chiesa parrocchiale che conserva qualche traccia del glorioso passato. La chiesa è sicuramente presente già nel 1570 come attestano i documenti di una visita pastorale del cardinale Carlo Borromeo. A metà del '600 la chiesa fu ricostruita in forme tardobarocche con una volumetria più ampia, e poi rimaneggiata nei secoli successivi. La chiesa è collocata in posizione sopraelevata rispetto al piano stradale; vi si accede, infatti, tramite una doppia rampa di scale: la prima che conduce al piccolo sagrato, la seconda che permette l’accesso diretto all’edificio. La facciata è divisa in due ordini, sormontati da un timpano e lungo il fianco sinistro si innalza la torre campanaria. L’interno presenta un’aula ad unica navata, il presbiterio e sei cappelle laterali (tre per lato). Le pareti dell’abside ospitano un coro ligneo del XVII secolo, tra il presbiterio e la terza cappella a sinistra è collocato un pulpito ligneo risalente al Seicento. Di notevole all'interno due sculture in legno, il Cristo trionfante dalla croce di epoca incerta e l'imponente Madonna Assunta intagliata in un unico blocco di legno da un anonimo intagliatore piemontese del '700.

Sono presenti anche tre oratori:

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