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Bellagio - Giulia

Villa Giulia, in questo luogo esisteva già all'inizio del seicento una villa signorile del protofisico Eudemio Camuto. Sul finire del XVIII secolo la proprietà passò al conte Carlo Venini, il cui figlio Pietro rifece completamente l'edificio; fu definitivamente completata nel 1806 e dedicata allo moglie di questi: Giulia. Successivamente il Venini comperò ampi terreni, acquistando anche le terre del convento di Santa Maria di Loppia, da anni abbandonato. Così la sua proprietà si estese da Regatola fino a Loppia. La visuale dei due laghi, che attualmente si gode dalla villa, fu ottenuta attraverso lavori quasi impossibili per l'epoca. Il suo immenso parco, di oltre 20 ettari, si affaccia su entrambi i rami del lago di Como ed è per questo considerata una delle ville più belle del Lario. Dai Venini la villa passò per breve tempo a Leopoldo I, re del Belgio, vero appassionato del Lario, che tuttavia non frequentò assiduamente la proprietà, a causa dei molti impegni politici. Per un breve periodo diventò un hotel di lusso, per opera di Antonio Mella, ma poi il Mella aprì l'hotel “Chateau du Roi des Belges” e la villa ritornò a esere una residenza privata. La proprietà passò al barone Gay, che cercando un luogo particolarmente mite ove potesse risiedere la moglie, ammalata da tempo di tisi, decise di acquistarla. Dopo la morte della consorte, travolto dal dolore e forse anche da vicende politico-economiche, Gay vendette la villa al nobile romeno Enrico Kirakirschen da cui poi giunse all'attuale proprietà. Dalla metà degli anni venti del novecento appartiene al Cavalier Bonecchi, industriale milanese.

La villa venne costruita, a tre piani ed in stile neoclassico, con una struttura sobria ed equilibrata, dall'architetto Iacopo Masino (le due ali laterali furono invece aggiunte nel 1882). La struttura elegante comprende ampie finestre trabeate al pian terreno, timpanate al primo piano e con cornice al secondo, mentre la fascia inferiore dell’edificio è a bugnato. Il tetto è decorato da un festone a ringhiera con ornamenti in pietra. Tra le numerose stanze affrescate è degno di nota il "Salone d'Enea", sala da ballo ubicata al primo piano della villa ed affrescata dai Galli da Bibbiena. La sala è l'unica della villa ad estendersi su due piani, per un'altezza di circa 15 metri, ed è decorata con motivi architettonici che richiamano l'antichità classica greca e romana (con la tecnica del trompe-l'oeil) e statue di eroi epici, descritte dal Giovio (storico comasco) come architetture nelle quali "vi si passi il limite del vero e del verisimile". La facciata posteriore della villa (che è a due facciate: una per ogni ramo del Lario) si affaccia su un altro giardino all'italiana, decorato con aiuole dalle forme geometriche e bossi. Il parco della villa comprende il bosco che si estende fino a Visgnola e l'antico frutteto, oggi un uliveto, che la collega alla frazione di Pescallo e che comprende la struttura e il giardino dell'antica Villa Ciceri.
E' stata creata una visuale grandiosa a ovest della villa scavando un grande viale, la cui parte finale è una scalotta che arriva alla darsena di Loppia e a fianco a Villa Melzi. Il risultato di questo lavoro è stupefacente: una villa dalla doppia facciata e con un respiro prospettico sul lago.


Al primo piano della villa c'è una finestra le cui imposte non vengono mai chiuse: era lo studio del Venini, da li si ha la perfetta visione centrale del viale e dello scorcio di lago sulla Tremezzina. Questo calcolo prospettico è evidente stando all'imbocco della scalotta e guardando la villa: al centro risulta la finestra dello studio, spostata rispetto alla mediana dell'edificio.

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