Barni è un piccolo comune di 559 abitanti (densità: 100,78 ab/kmq), situato nella parte a nord della Vallassina, in provincia di Como in Lombardia. Dava un tempo il nome ad uno dei tre comparti della Vallassina, e questo è il sintomo dell'importanza di cui Barni godeva.
Il toponimo deriva da "bar", voce di origine celtica che significa pascolo. E' situato in una posizione, nella Vallassina, che si prestava al controllo e allo sbarramento dei traffici, lungo strada romana che metteva in comunicazione Mediolanum (Milano) con Bellasium (Bellagio), da e verso il lago. Si presume che il territorio sia già stato abitato in epoca preistorica, il ritrovamento di alcuni reperti (frecce di selce) lo testimoniano, unitamente al ritrovo, all'inizio del XX secolo, di un antico sepolcro. In un documento (diploma del Barbarossa all'abate del monastero di Civate) dell'inizio dello scorso millennio è citato il borgo come Barnarum. In età comunale, Barni e tutta la Vallassina vissero un breve periodo di autogoverno, che terminò con l'annessione del territorio ai possedimenti di Milano. Due cittadini barnesi, Beltramino e Isidoro, divennero consiglieri dell'imperatore Enrico VII nel 1300. Le testimonianze storiche ci parlano dei medici Ravizza da Barni, che nel Seicento erano considerati dei veri esperti nell'utilizzo di rimedi e nella guarnigione di malattie con l'utilizzo di erbe e piante. La stessa attività venne ripresa negli anni quaranta e cinquanta del Novecento da Don Luigi Bricchi. Il sacerdote Achille Ratti (papa Pio XI) nell'agosto del 1882 fu nominato parroco sostituto. Nella parrocchia di Barni crebbe anche il Servo di Dio don Biagio Verri, nativo del luogo, fu il fondatore dell’Opera per il riscatto delle morette, organizzazione con lo scopo di sottrarre le ragazze africane alla schiavitù nella quale si ritrovavano dopo essere state portate in Italia, e in difesa dei diritti e uguaglianza di tutti gli uomini. Il centro storico riserva, ai visitatori attenti alle vestigia del passato, molti scorci discretamente conservati, tipici dell’architettura spontanea contadina quali: lobbie, portali con pregevoli contorni in pietra, cortili, edicole sacre, vicoli con sottopassi a volta e che hanno conservato il loro aspetto tortuoso originario. La piazzetta intitolata al pittore di origini barnesi Enrico Oldani ospita il Monumento all'Alpino soccorritore. E' stato realizzato a cura e spese del Gruppo Alpini di Barni nel corso del 1992, e inaugurato domenica 27 settembre 1992 da Giuseppe Zamberletti, il monumento riporta il busto bronzeo di un alpino che, portando in mano un neonato, esce la da un blocco di granitio nelle forme e nel colore della tipica penna nera che caratterizza il tipico copricapo degli alpini. Guarda una galleria di immagini del borgo. Su alcune case sono ancora presenti alcuni pannelli fotografici con immagini (del 2014): un paese (in posa), ritratto fotografico di una comuntà (di Giulia Caminata), vedi le foto.
Edifici religiosi:
Chiesa della Beata Vergine Annunziata, era la chiesa parrocchiale della Comunità di Barniche che sino al 1613 comprendeva anche Magreglio. E' di stile romanico e di epoca medioevale, è considerata una delle più antiche chiese della Vallassina. Il nucleo originario medioevale, il più antico, costituito dal campanile e dalla porzione più orientale comprendente l’abside, risale al X secolo. Nel 1605 i Barnesi dettero inizio alla costyruzione di una nuova chiesa parrocchiale che fu terminata nel 1621. Le campane del campanile sono le più antiche della provincia di Como, risalgonono: la più piccola al 1420 e la maggiore al 1454, secondo la datazione fusa su di esse. L'interno, a un'unica navata, spicca l'altar maggioreper la preziosità dei marmi che risale al 1799; la porticina del tabernacolo è opera del cesellatore Eugenio Bellosio. E' inoltre presente un un altare ligneo dorato risalente al ‘700; alle pareti affreschi appartenenti a vari periodi sovrapposti a quelli originari molto deteriorati fra i quali una rarissima rappresentazione di S. Lucio. E' dedicata al medesimo santo titolare del monastero civatese. All'estreno una grande lapide in marmo bienco, disegnata dall'architetto Antonio Varlonga, e sormontata dallo stemma pontificio dovuto allo scultore Giannino Castiglione, ricorda la breve permanenza dell'allora giovane sacerdote don Achille Ratti, poi Papa Pio XI, qui presente per quattro mesi.
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, è posta subito fuori il paese, ed è il monumento principale. La dedicazione al principe degli apostoli starebbe a indicare l'antica dipendenza della terra di Barni da parte dei monaci benedettini di san Pietro al Monte di Civate. La struttura di è di origine romanica ma fu costruita su una chiesa tardo medioevale, infatti l'abside fu incorporato e affiancato da un edificio a pianta centrale del secolo seguente. I successivi ampliamenti e ricostruzioni riguardano l'aggiunta nel XV secolo di un secondo corpo e nel XVI secolo di un terzo corpo al fine di realizzare una chiesa di estrema lunghezza. Ebbe funzione parrocchiale fino al 1654 quando fu costruita la chiesa dedicata alla Natività di Maria Vergine, adempiendo all’ordine di Federico Borromeo. E' circondata dal cimitero e da cappelle della via crucis, con dipinti, ora non più visibili poichè essendo stati danneggiati dalle intemperie sono stati sostituiti da mosaici nel 1972. L'esterno è a pietra a vista che denotano interventi di modifica e ampliamento. La facciata presenta un portale sormontato da lunetta e finestra circolare. Sul lato sinistro, c'è la torre campanaria dalla tipica architettura del romanico comasco. L'interno (non visitabile) è diviso in due campate di lunghezza differente, nell'area presbiteriale di forma rettangolare è situata la sacrestia. La decorazione pittorica interna fu eseguita dal pittore tornasco Andrea de Passeris, e sono stati recentemente restaurati.
Guarda un'antica planimetriaImmagine tratta dal libro "Memorie storiche della Vallassina" trascrizione del manoscritto di Carlo Mazza del 1796.
Fonte San Luigi: la sua sorgente sgorga a 740 metri ed è posta a sud del paese. La tradizione vuole che nel quattordicesimo secolo la sorgente sia stata benedetta addirittura da San Carlo Borromeo, il santo infatti vi si dissetò essendo l’unica fonte non contaminata dalla peste.
Il castello di Torbiga: risale all'età medioevale, è posto a nord-ovest del paese verso il confine con il comune di Magreglio. Il castello di Tarbiga fu costruito come sbarramento della strada che, passando attraverso tre porte situate nella cinta muraria, conduceva al resto della Vallassina. Il presidio di controllo del valico fu attestato fino al 1578. Nel XIV secolo il complesso fu dotato di palazzo baronale. Il complesso fortificato, che all'occorrenza poteva fungere da ricetto, era dotato di una doppia cinta muraria: le mura superiori comprendevano gli spazi riservati al castellano e alla guarnigione, metre quelle inferiore erano destinate ad accogliere la popolazione e il bestiame in caso di assedio del borgo. Questo castello sorge sulla sommità di un cucuzzolo, a dirupo sul fiume Lambro.