Asso è un comune italiano di 3.496 abitanti (densità: 547,5 ab/kmq) della provincia di Como in Lombardia. E' a nord del comune di Canzo, con il quale forma un unico agglomerato urbano. Anche la stazione ferroviaria (ferrovie nord, linea Cadorna/Asso) è in comune. Il borgo è posto all’intersezione di tre vallate: la Valbrona, la Valle di Barni e la Valle del Monte di Sera, è adagiato in una conca comunicante a nord con Civenna e Bellagio e a sud con Canzo e l'estremo lembo del Triangolo Lariano. Oltre al centro storico, il comune, è formato dalle seguenti frazioni: Scarenna, Pagnano, Brazzova, Ca' Nova, Fraino, Gemù, Mudronno. Le ultime cinque frazioni formano con i comuni di Caglio, Sormano e Rezzago i: "Monti di Sera".
Antichissimo borgo, tracce umane ritrovate risalgono presumibilmente al 6500 a.C., i primi insediamenti stabili risalgono al 3500 a.C., lo stesso nome è di origine celtica. Un’iscrizione pagana dedicata al genio di Asciofa pensare che già in età romana Asso avesse un ruolo centrale nella vita del territorio; si ritiene fosse sede di una circoscrizione territoriale e successivamente di una pieve cristiana. Per Asso passava la via Mediolanum-Bellasium, che metteva in comunicazione Milano con Bellagio. All'inizio del secondo millennio rivestì un ruolo considerevole grazie alle sue fortificazioni, che lo posero al centro di un vasto sistema strategico-militare, oggi testimoniato da case-forti e da un'imponente torre. E'il capoluogo della Valle Assina o Vallassina, equidistante dai due rami del lago di Como e dotato ab immemorabile di autonomia religioso-amministrativa sotto forma di pieve arcivescovile (ancora oggi, il prevosto di Asso ha di diritto per tutto il tempo del suo mandato il titolo di monsignore). Nel XII secolo ebbe dall'arcivescovo di Milano i propri statuti civili e penali. Con l'avvento dei Visconti, nel XV secolo, ebbe fine il dominio temporale degli arcivescovi. Con la dominazione francese divenne capoluogo del IV distretto del Lario. L'economia di Asso è stata sempre legata al fiume che l'attraversa, il Lambro, si insediarono filande che, utilizzavano la forza motrice di mulini, è lavoravano panno, saglie e tele. La vita economica faceva affidamento sulle risorse locali di legname, foraggi e frutti della natura. A fine settecento si sperimentarono tecniche di produzione di avanguardia, quali, ad esempio, il surrogato del caffè. Al progressivo ridimensionamento del mondo agricolo fece da contraltare lo sviluppo di attività tessili e metalmeccaniche, di attività artigianali che salvaguardarono l'economia del paese, che è riuscito a mantenere la dignità di capoluogo. Nell'artigianato è ancora presente una rinomata produzione di forbici. Importante per l'economia è stato il turismo estivo iniziato nei primi anni del '900.
Al centro è posto il borgo medioevale con le strette vie del vecchio nucleo: “le tortuose stradine di Asso con le loro ripide salite e il loro selciato sdrucciolevole” (Stendhal), conserva dei tratti medioevali forti. Le vecchie case sono addossate, molto compatte e suggeriscono l’idea che il borgo fosse militarmente ben difeso.
Guarda una galleria di immagini del borgo.
Edifici civili: Il castello: sorge vicino alla chiesa prepositurale nel XII secolo, in posizione dominante il borgo, sul luogo dove sorgeva una torre romana costruita il legno. Attualmente la torre è alta 21 metri, larga 8 con muri spessi 2 ma in epoca passata era molto più alta, inoltre era cinta di mura, con alcuni tratti bastionati. Gli edifici adiacenti, ora abbandonati, sono stati manomessi dal loro riadattamento ad abitazioni. La torre, dotata di finestre di foggia moderna, risultava inglobata nelle mura del borgo. Ad oggi resta la torre maestra e l'antico caseggiato con il suo arco d'ingresso che forma il suo cortile interno del castello. Nella torre è conservata un piccola ara, probabilmente romana e una lapide, datata 1796, dedicata alla Repubblica Cisalpina in cui i Vallassini ringraziano la Repubblica Francese verso cui si sentono debitori della recuperata libertà. E' interessante ricordare la scoperta, presso la torre del castello, di un altare romano in serizzo che Publio Plinio Burro e Publio Burro Paterno dedicarono al nume tutelare dell'antico sito romano di Asso (genio Ascii). Palazzo Comunale: Nel 1882, qualche anno dopo l’annessione dei comuni di Scarenna e Pagnano, gli amministratori di Asso ritennero opportuno costruire un nuovo palazzo per le scuole che potesse accogliere tutti gli alunni del comune. Fu eretto su un progetto dell’Ingegnere Giuseppe Prato, venne completato nel 1886 e, ben presto, divenne anche la sede del municipio. Si tratta di un distinto edificio neoclassico, con pianta a C ed i due bracci laterali più alti di un piano. Nella sala consiliare è posto un cippo romano in granito con un’iscrizione dedicata da due Plinii al Genio di Asso o a Esculapio. E' stato ritrovato su una spiaggia tra Onno e Vassena. Villa Bertieri: fu costruita nella prima metà del XIX secolo in stile eclettico fiorentino; sorge sul pendio di un monte, ai margini del centro abitato. Presenta un'architettura composita di più stili, arricchita da elementi che richiamano lo stile gotico. Possiede un bel loggiato a ovest ed è circondata da un parco. Palazzo Scipiotti: costruito fra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo, è quindi fra i più antichi di Asso. Si trova nel centro storico in via Garibaldi. E' una costruzione a tre piani, che ha subìto nel tempo evidenti alterazioni architettoniche, presenta una facciata tardomanierista con bugnato angolare e attorno al portale di forme tardomanieristiche; le finestre sono caratterizzate da cornici a rilievo e da grosse inferriate. Superato l’androne si raggiunge il cortiletto interno, che presenta un imponente loggiato architravato seicentesco di fronte al quale sorge il corpo settecentesco della costruzione le cui sale sono arricchite da bei soffitti a cassettoni. Al termine della prima rampa di scale vi è un cancello in ferro battuto. Nei sotterranei si conservano alcune cisterne in pietra per l’approvvigionamento dell’acqua. Casa Citterio: nobile palazzo quattrocentesco, che custodisce due finestre ogivali con cornici in cotto nella facciata interna, di finissima fattura. Il palazzo possedeva un ciclo di affreschi del XV secolo di stampo profano. Attribuiti ad Andrea de Magistris, raffigurano il Mito di Fetonte ed alcuni esponenti della famiglia Curioni. Nel 1936 gli affreschi furono strappati dalle pareti del salone, trasferiti su tela e traslati nella collezione di Ottaviano Venier. Dal 1962, sono conservati nella Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano. L’abitazione era anticamente la dimora di un nobile commerciante di lana della famiglia Curioni. Palazzo Visconti: notevole costruzione nobiliare del XVII secolo, costituiva la primissima sede amministrativa del Comune prima dell’edificazione del palazzo di piazza Mazzini. Rivisitato nell’Ottocento, di pianta a corte possiede un bel portale decorato da bugne ed una corte interna con pavimentazione a ciottoli di fiume disposti a raggera. Pregevole è il loggiato ligneo, posto al terzo piano del palazzo dalla parte del cortile. Si erge nella piazza della chiesa prepositurale. Villa Oltolina: elegante residenza sorta accanto all’omonima fabbrica tessile, rappresenta un buon esempio di connubio fra edificio residenziale e industriale. Realizzata sul fine dell’Ottocento, presenta una massiccia pianta rettangolare con sviluppo su tre livelli. Sul fronte sud-ovest si sviluppa il parco mentre a settentrione resta l’impianto industriale, tuttora attivo. Villa Vita: originariamente chiamata Villa Pozzi, edificata alla fine del 1800 in stile eclettico e in posizione dominante il paese. Sulla facciata sud dell’edificio è ripetuta la scritta a grandi dimensioni (e un tempo leggibile a maggiore distanza) con il motto latino: “PER ASPERA AD ASTRA” (è aspro il cammino per eccellere!). La strada d’accesso - caratterizzata dalla notevole, antica cancellata - ha costituito in anni recenti la diramazione della Via Vittorio Veneto che sbocca, in alto, nella Via Circonvallazione. Tale diramazione passa attraverso il vasto Parco - un tempo sistemato tutto a giardino e poi progressivamente lottizzato - fra ville e villette costruite nel secondo dopo-guerra. Biblioteca comunale: l'edificio è stato costruito nel 1855 e progettato dall’architetto Costantino Verza. Presenta una facciata neoclassica, sviluppo su tre livelli ed un arioso porticato. Sulla porzione centrale della facciata una decorazione a bugnato, riprese anche agli angoli. Lavatoio comunale: è stato da poco restaurato è posto vicino al centro abitato in una zona ricca di acqua corrente. E' caratteristico per la forma a "U" e la sua ampiezza. Oggi non è più in uso e non si sente più l vivace chiacchierio delle donne intente al lavoro: vi regnano la quiete e il mormorio dell’acqua.
Antichi mulini: il Lambro fu per secoli la fonte primaria di energia nella Vallassina e, dalla fine del Settecento alla metà dell’Ottocento, decine di ruote ad acqua sfruttavano la forza motrice del fiume per azionare mulini, magli, folle e filatoi. I mulini sono prove preziose di un lavoro legato al fiume e al territorio che fu l’inizio della produttività briantea. In questa piccola forra sul Lambro lo scroscio dell'acqua del fiume scandiva il tempo dei mugnai e dei battitori di ferro. Attualmente in località Molini, lungo l'antica strada che porta da Asso a Rezzago, ne sono sopravissuti due: Il Mulino Valsecchi nasce nel lontano 1369 per opera dell'omonima famiglia e attualmente è ancora funzionante a scopo turistico (è il mulino più antico della provincia di Como). E' una affascinante testimonianza della vita, dei mestieri contadini e della storia delle genti della Vallassina nei secoli trascorsi. L'edificio è posto alla sinistra idrografica del fiume Lambro (che nasce pochi chilometri a monte, in località "Pian Rancio" nella sorgente Menaresta) e parallelamente al canale di derivazione, che raggiunge la ruota idraulica in ferro (costruita nel 1937 e tuttora funzionante) per di sopra. Nel secolo passato il complesso è stato riportato alle linee architettoniche originali grazie a un eccezionale intervento di restauro curato nei minimi dettagli. L'edificio storico del mulino, di forma rettangolare, occupa due locali collegati da un piccolo passaggio. La muratura esterna ed interna è in mattoni pieni a corsi irregolari, sassi e pietre di recupero, intonacata. All'interno un solaio in legno, sostenuto da travi. Il tetto è a falde inclinate con struttura a capriate in legno e manto di copertura in coppi. La grande vasca che si trova di fronte al mulino serviva un tempo per l'allevamento delle trote. Nel 1917 il mulino ha subito una tremenda esondazione del fiume Lambro dovuta a un fenomero meteorologico molto intenso che si è abbattuto in località "Conca di Crezzo" facendo ingrossare il torrente Lambretto che esondando ha portato a valle le balle di fieno poste sui suoi argini; queste hanno creato un tappo al ponte di Lasnigo che poi cedendo ha provocato una bomba d'acqua nell'alveo del fiume Lambro. Furono spazzate via le tre ruote in legno con macine, due piani della costruzione furono riempiti di acqua e di fango e il magazzino del granoturco fu spazzato via dalla furia delle acque del Lambro. Questa località è detta "la corda" perché una quarta ruota del mulino trasmetteva, con una sibilante corda d'acciaio, l'energia necessaria al funzionamento di una vicina filanda. Nel mulino sono conservati i documenti originali di tutta la sua storia,anche se purtroppo una parte di essi è andata perduta durante l'alluvione di cui sopra. E' possibile visitare il complesso previo appuntamento telefonico, inoltre la famiglia Valsecchi ha una importante collaborazione con il FAI e con Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici. E' un'importante collaborazione che si propone di valorizzare il patrimonio storico, del luogo, attraverso la promozione di un turismo educativo e la valorizzazione dell’arte molitoria capace di trasformare in modo naturale i prodotti di un’agricoltura biologica in farine antiche. Guarda una galleria fotografica.
Il mulino Mauri è presente in località Pagnano ed è sito sulla destra idrografica del fiume Lambro. Notizie storiche segnalano che il mulino e la struttura abitativa esistevano sin dal 1200. Il mulino deriva il suo nome dagli antichi proprietari, la famiglia Mauri che qui si è stabilita nella prima metà del 1700. Tante generazioni di Mugnai, un mestiere che veniva tramandato da padre in figlio ed ognuno aveva i suoi segreti per la macinatura dei cereali, sopratutto il mais perchè il frumento era roba da ricchi. Il mulino ha cessato l'attivita negli anni '80 dello scorso secolo quando l'inarrestabile sviluppo di nuove tecnologie portarono al superamento di questa attività sostituita da una più rapida ed economica macinazione che però non ne eguaglia le caratteristiche di qualità. Dopo un periodo di abbandono, era diventato fatiscente e rischiava di essere abbandonato. Poi, il figlio di Gino, l'ultimo mugnaio, ha deciso di ristrutturare il mulino per andarci a vivere con la sua famiglia. Con un'attenta opera di salvataggio, svolta con cura e con amore, il mulino è ora in condizioni ottimali; ed è possibile ammirare la macina superstite e ancora perfettamente funzionante. L'edificio del molino ha forma rettangolare, occupa due locali collegati da un arco ribassato ed è posto nel seminterrato. Le strutture verticali sono in muratura esterna ed interna in mattoni pieni a corsi irregolari, sassi e pietre di recupero, intonacata. Le strutture orizzontali sono costituite da solai in legno, sostenuti da travi in legno. La copertura è a tetto a falde inclinate con struttura a capriate in legno e manto di copertura in coppi. Si sono succedute tante generazioni di mugnai poichè il mestiere veniva tramandato di padre in figlio. Nei tempi passati il mugnaio era una figura polivalente, poichè nel tempo libero che lasciava la macinazione, si ingegnava in altri lavori: dal meccanico al ciabattino. Anche il mulino Mauri è visitabile previo appuntamento telefonico e collabora con il FAI.
Negozi storici: La farmacia: in attività dagli anni 20 dello scorso secolo. Inizialmente era situata tra via Matteotti e via Prato. Nel 1934 il dottor Milesi pose la sede della sua attività nell'edificio appena costruito di fronte al Municipio. All'interno sono presenti imponenti armadi lignei intarsiati, con i battenti con vetri artistici in pregievole lavorazione a piombo, il banco di vendita principale è in noce e marmo nero, dal soffitto scende un lampadario in ferro battuto fatto a mano coronato da serpenti simbolo dell'arte medica e farmaceutica. Attualmente la farmacia si è trasferita in un nuovo edificio sull'altro lato della rotonda. La farmacia di Asso, al fine di promuovere conoscenze e informazioni sulla tradizione farmaceutica collabora con la Farmacia di Santa Maria Novella di Firenze, la più antica farmacia d'Italia.
Edifici religiosi: La chiesa di San Giovanni Battista è la prepositurale di Asso (che fino dal 1566 chiamavasi antichissima). Situata nel centro storico, è stata eretta fra il 1641 e il 1675 su una preesistenza. L’esistenza dell’antica chiesa, con la medesima intitolazione, è documentata al 1018. L’edificio era inoltre citato nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero fra le dipendenze della pieve di Asso. La chiesa originaria fu demolita nel 1634, di essa è rimasta solo una pietra rosa, con inciso il monogramma "PX-" inscritto in una ruota, nel muro del vano dove era sistemata la vasca battesimale e che ospita oggi una statua di Madonna con bambino, di anonimo del XV secolo. L'attuale chiesa fu eretta su progetto dell'ingegner Rusconi, e consacrata il 31 maggio 1752 dall'arcivescovo Pozzobonelli. La facciata è scandita in due ordini da un alto cornicione e suddivisa da coppie di lesene in serizzo con capitelli ionici. Al centro si staglia l’alto portale, con cornice in pietra e trabeazione sommitale. Ai lati, invece, nicchie vuote con frontoni semi-curvi e due lapidi, una ricorda Papa Pio XI; la facciata rifinita nel 1962. Dal fianco destro si innalza il campanile, eretto fra il 1598 e il 1639 su richiesta di San Carlo Borromeo in occasione della visita pastorale. L’alta torre, con rivestimento in pietra viva, mostra serliane nella cella campanaria e cuspide conica su tamburo ottagonale sulla sommità. Vi si accede tramite una maestosa scalinata che fu costruita nel 1750. L'interno presenta aula a navata unica, con quattro cappelle laterali e presbiterio con abside semicircolare. Grandioso l’apparato decorativo, magnifico il monumentale altare maggiore ligneo, datato al 1685 è di autore ignoto. Con sviluppo in forma di tempio, presenta giochi policromi e decorazioni intagliate, fra cui la raffigurazione di un’Ultima Cena nella nicchia sopra il tabernacolo (bellissimo esemplare in legno probabilmente fatto costruire verso il 1680). Sulla sinistra si colloca il pulpito, che mostra la medesima decorazione del ciborio e gli Evangelisti impiegati come cariatidi. In legno intagliato nero e dorato, è stato realizzato nel 1685 da Fedele Pirovano, valente intagliatore in legno. Nel coro è stato sistemato, nel 1991, un organo Zannin proveniente dalla casa-studio del pittore Salvatore Fiume, nell'ex-stabilimento Verza a Canzo, e dallo stesso donato. Guarda il disegno dell'antica Chiesa PreposituraleImmagine tratta dal libro "Memorie storiche della Vallassina" trascrizione del manoscritto di Carlo Mazza del 1796.
Chiesa del Santo Crocefisso: sorge alle spalle della prepositurale, sul luogo dove un tempo si trovava il Battistero plebano. Edificata fra gli anni 1760 e 1770 si presentava come un edificio a pianta centrale quadrilatera, nella quale s'innestavano tre absidi semicircolari. Graziosa la facciata a capanna, anticipata da un grande portico a serliana con cornicione sommitale che riprende il motivo semicircolare. Sulla superficie si aprono sette finestre, sulla sommità un timpano triangolare ridotto. La pianta è a croce greca. All'interno, le pareti sono decorate a monocromo con emblemi e motivi ornamentali di gusto neoclassico, molto vicini al repertorio del clainese Vincenzo de Bernardi. Sulla cupola un affresco presumibilmente della stessa epoca raffigura l'Agnello mistico, con i Profeti nei pennacchi. Nell’atrio si conservano lacerti di affreschi sul tema della morte. Nel presbiterio, sopraelevato e delimitato da balaustre marmoree, è ora conservato un antico Crocifisso ligneo, proveniente dalla prepositurale. Si presume che le due statue che lo affiancano, una Madonna e un San Giovanni Evangelista, siano state aggiunte in occasione del rinnovamento dell'altare maggiore in marmi policromi nel 1827; queste presentano analogie con la statua dell'Ecce homo, posta nel vano a sinistra del presbiterio. Nell'area del coro è visibile la parte interna del campanile in serizzo.
L'oratorio di San Nazaro e Celso si trova nella località di Mudronno, ma appartiene alla parrocchia di Sormano. La costruzione dell'edificio, preceduto dal portico in pietra con volta a cotto, aperto da un arco ribassato, risale all'XI secolo; è attestato alla fine del Duecento. L'interno (non visitabile) ospita un affresco, dipinto nel 1518, su commissione del «Magister» Giovanni Antonio («Joan Antos») di Rezzago, che verrà riportato alla luce durante il restauro del 1992. Il 23 ottobre 1570 l'oratorio fu visitato dall'arcivescovo Carlo Borromeo. Il cattivo stato di conservazione dell'edificio fu rilevato più volte nel corso dei secoli (ad esempio nel 1567 e nel 1719), e per questo fu restaurato nel 1737, nel 1878 e nel 1992.
Santa Maria Immacolata è la chiesa di Pagnano, (costruita nei secoli XVI-XVII) è sita in Piazza della Chiesa. Fu fabbricata con i fondi del lascito di Aurelio della Longa, morto senza eredi il 10 febbraio 1631. Sopra il portale in legno vi è una vetrata che rappresenta San Luigi Gonzaga che riceve la Prima Comunione da San Carlo Borromeo. All'interno un altare ligneo e grande immagine della Madonna che schiaccia la testa al drago; ai due lati belle statue di Sant'Antonio e San Giuseppe restaurate e dipinte nel 1965 da Elsa Bovera (dalla stessa nel 1975 sono state colorate le basi). Sopra il portale in legno è presente una bella vetrata raffigurante la classica scena di San Luigi Gonzaga che riceve la Prima Comunione da San Carlo Borromeo. La Chiesa è dedicata a Santa Maria Immacolata.
Luoghi di interesse naturalistico: Cascata della Vallategna è una cascata di origine naturale, formata dal torrente Foce, che con un salto di 30 metri si getta nel fiume Lambro dopo aver creato una piccola pozza. Segna il confine fra il comune di Canzo e quello di Asso, e segna anche la fine della Brianza e l'inizio della Vallassina. Della cascata ne parla anche Stendhal, nel suo Viaggio in Italia; anche il Parini compose proprio molte poesie nella sua casa vicino alla cascata. Il torrente Foce, veniva in parte deviato verso le filande, attraverso due caselli di raccolta ancora visibili. Attualmente (nel 2024) la provincia di Como ha eseguito importanti lavori di riqualificazione dell'area della cascata, con la realizzazione di un punto di informazione turistica.
Orrido di Ponte Oscuro è una cascata formata dal fiume Lambro, non lontano dall'ex ospedale e dal setificio Corti, che si rinserra in una gola stretta e profonda. E' stata affiancata da una passerella pedonale che permette di ammirare uno spettacolo impressionante di schiuma e di vortici tumultuosi. Purtroppo attualmente l'alveo è invaso da vegetazione che impedisce la visione dello scorrere vorticoso delle acque.
Alpe di Megna è una piana sotto il Monte Megna che ospitava un antico borgo (ormai disabitato e in rovina) e, attualemente, una azienda agricola immersa nel verde di una delle terrazze panoramiche piu’ romantiche e suggestive d’Italia. L'origine del borgo è antica e risale perlomeno al XIV secolo, quando la località pagava, al pari degli altri comuni della Vallassina, la decima all’Arcivescovo di Milano. Due grosse corti del XVI secolo conferiscono al complesso una forte connotazione medioevale che è ulteriormente accentuata dall’isolamento del complesso. L’agricoltura ebbe il suo momento di maggior risalto con la produzione di patate da semina, che però non riuscì a soppiantare l’allevamento di montagna, che restò l’attività principale dei suoi abitanti fino al suo completo spopolamento. E' presente la piccola chiesa di Sant’Antonio Abate che fu eretta per testamento del prevosto di Asso, Girolamo Curioni, nella seconda metà del XVI secolo. Fin dall’ottocento gran parte di questo borgo apparteneva alla Chiesa, con Beneficio della Parrocchia di Visino. In seguito, con il Concordato con lo Stato Italiano, il Beneficio decadde e il Borgo venne ceduto per una decina d’anni alla “Comunità Incontro” di Don Pietro Gelmini, i cui ragazzi venivano qui per disintossicarsi, dedicando il loro tempo ad attività agricole e artigianali, in totale isolamento dalla mondanità.