Caslino d'Erba comune di 1.691 abitanti (densità: 241 ab/kmq), è posto in posizione sopraelevata sulla destra orografica della Valle del Lambro. E' formato da due frazioni: Cascina Bianca e Cascinetta.
Il nome del comune deriva da castellino per la presenza di un castello che difendeva la Valle del Lambro e la strada che in epoca romana metteva in comunicazione Mediolanum (Milano) con Bellasium (Bellagio). L'aggiunta "d'Erba" fu decretata dal governo Sabaudo nel 1882. I primi abitanti dell'area furono gli Orobi, popoli selvaggi di origine liguri, con una organizzazione tribale e uno stile abitativo sparso. Alcune tracce di quest'epoca sono presenti ak Buco del Piombo e sulle pendici del Monte RAI. Durante l'età del bronzo sono presenti tracce di influenza Etrusca e comunque vede una presenza stanziale stabile e di lunga durata. La fondazione vera e propria del borgo si può datare verso il 600 a.C. Già allora è probabile fosse presente l'allevamento caprino e la qualità dei formaggi di latte di capra per cui il borgo è famoso. L'importanza strategica del luogo attirò l'interesse di grandi feudatari quali la Chiesa di Monza o il Monastero di Civate. Nell'ottocento durante il Regno d'Italia Caslino fu accorpato prina a Canzo e successivamente ad Asso. L'aggregazione fu tuttavia cancellata dalla Restaurazione, che comportò il ripristino del comune di Caslino. Una delle risorse, presenti già nel medioevo, fu quella dei molini, impianti che trasformavano lo scorrere dell'acqua in energia, questo consentì il decollo delle fucine. Tramontata l'epoca delle ferriere i molini divennero il motore di filande e filatoi, arricchendo di competenze tessili una tradizione in precedenza legata al ferro. Nel corso del Novecento si manifestò la vocazione piccolo-industriale della produzione di forbici.
Edifici religiosi:
Chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio, è la principale chiesa del paese, fu progettata dall'architetto Simone Cantoni e venne costruita fra la meta del '700 e l'inizio del '800 sul luogo della preesistente chiesa parrocchiale risalente all'inizio del '500. La dedicazione a Sant'Ambrogio indica la stretta relazione giurisdizionale ed economica con l'arcidiocesi di Milano; è costantemente ricordata negli atti delle visite pastorali compiute dagli arcivescovi e delegati arcivescovili di Milano nella pieve di Erba. La consacrazione avvenne solo nel 1907. Di epoca più tarda (anni trenta dello scorso secolo), è la facciata, il portale in bronzo, opera di Geminiano Cibau, riporta scene ispirate ad otto episodi particolari della vita di Sant'Ambrogio, raffigurato anche in un mezzo busto collocato sulla stessa facciata. All'interno l'altare e il coro furono progettati dall'architetto Moraglia, mentre parte degli affreschi sono di Luigi Tagliaferri: due grandi dipinti delle pareti laterali del presbiterio raffiguranto due episodi della vita di Sant'Ambrogio, l'affresco sulla volta della cupola del presbiterio e gli affreschi delle vele, raffiguranti i quattro Evangelisti.
Santuario della Madonna di San Calocero, di origine medioevale, ma di quest'epoca rimene solo il campanile, perchè l'edificio venne ricostruito nel 1608 in quanto la precedente chiesa era molto rovinata. Si accede tramite due viali di cipressi, uno pedonale e l'altro per le auto. La costruzione non presenta una facciata, bensì sul lato a ovest è presente una finestra, mentre l'accesso e consentito da due porte sui due fianchi: lungo il fianco sinistro appoggia il campanile in stile romanico, con feritoie e bifore. Dietro di esso un corpo esce da quello principale principale e ospita al suo interno la sacrestia. Il fianco destro rivolto verso un largo sagrato ospita una fontana e quidici cappelle decorate. L'interno è diviso in due ambienti da una simil facciata. Il secondo ambiente è la chiesa vera e propria, un'unica navata alla cui sinistra si apre una cappella dedicata alla Madonna. La pala d'altare era l'immagine della Madonna dispensatrice di grazie (databile al XVI secolo) ma rubata nel 1991, indi sostituita con una copia fotografica. Pochi anni or sono il vescovo di Lugano ha donato una pala d'altare per sostituire la riproduzione fotografica.
Oratorio di Santa Chiara, realizzato negli anni cinquanta dello scorso secolo, si trova in località Cascinetta ed è traggiungibile da una strada interna del paese. L'edificio è preceduto da un ampio sagrato, sul fianco destro si trova il campanile e sul fianco sinistro la sacristia. L'inteno (non visitabile) si presenta a navata unica con presbiterio.
Oratorio di San Gregorio, non si conosce l'epoca dell'edificazione, avvenuta probabilmente su resti di un edificio di culto romano (tombe ed i resti di epoca romana rinvenuti nel piazzale antistante). Questo sito fu utilizzato anche dai Longobardi, probabilmente come cappella cimiteriale. Nel XVI secolo negli atti di una visita pastorale di San Carlo Borromeo si cita la struttura come "Cappella Campestre". Nel corso dei secoli l'edificio fu modificato sino a raggiungere l'attuale aspetto. E' posto adiacente all'attuale cimitero in via San Calogero e vi si accede passando per il giardino pubblico di fronte al cimitero. Il sagrato della chiesa è circondato da un recinto murario con le cappelle della Via Crucis costruite da Carlo Resta nel XVIII secolo. L'esterno si presenta con una facciata a capanna con due spioventi e due finestre ai lati del portone d'ingresso. L'interno si presenta con un'unica navata divisa in due campate da un arco; sulla seconda si innesta un presbiterio rettangolare. Dietro il presbiterio è presente la secrestia. L'interno è ricco di decorazioni pittoriche probabilmente risalenti al '500.
La Cappella dell'Annunziata si trova lungo la strada agro-silvo-pastorale che conduce al Monte Palanzone. L'interno è affrescato con tre dipinti risalenti al 1886: in cui sono raffigurati l’Arcangelo Gabriele mentre reca alla Vergine l'annuncio divino (al centro), Sant'Ambrogio e San Giuseppe (ai lati). Poco oltre si trova il Forum Franciscanum; nel 1949 Luigi Gennari edificò una chiesetta a fianco della strada che sale verso il Monte Palanzone. Da allora quel cenacolo, si è andato sempre più arricchendo di opere artistiche, di sculture a pregevoli ferri battuti. Il viale che porta alla chiesetta è ornato da cappelle raffiguranti i più noti episodi della vita di S. Francesco. Ogni opera artistica quivi situata porta impresso il pensiero animatore del forum, poiché ci si è affidati all'arte per esprimere l’ideale francescano.
Architetture civili:
Palazzo Pecori, situato in centro al paese è un edificio settecentesco (citato da Pietro Verri nel 1762) appartenne dapprima alla famiglia Morello — nota nell'erbese per la produzione della seta — poi ai Castelletti. In seguito avvenne il passaggio alla nobile casata dei Pecori. Non è accessibile al pubblico. Su un muro esterno della Casa è presente un affresco del Santo Crocifisso di devozione popolare. All'interno un cortile porticato, due sale con soffitti affrescati da Filippo Comerio, una cappella con altare intarsiato. Nel 1985 parte dell'edificio fu donato al Comune dalla discendente Angelina Colombo Pecori.
Villa Invernizzi, sita nel centro del borgo è un palazzo signorile sorto nel XVI secolo da una filanda. L'edificio ora è ridotto a un rudere e probabilmente verrà demolito.
Ca' Piria, torre militare a base quadrata, sita nel centro del paese, aveva una funzione di segnalazione. Risale al XI secolo, in origine probabilmente merlata e formata da tre locali soprastanti l'un l'altro.
Il torrente Piot: è un corso d'acqua perenne che alcune carte comunali chiamano Bistonde, forma un percorso molto suggestivo: la Bistonda, il Bistondino, la Bistonda Vecchia e il Zoc Ruman, tutte scavate nella roccia dall'impeto delle acque. L'acqua del Bistondino, il quale ha la forma di una vasca perfettamente circolare, passa in un canale naturale lungo 12 metri e si getta nella Bistonda, tetra e profonda circa 16 metri, da qui l'acqua con un'imponente cascata di 30 metri si getta in una pozza profonda 3 metri.