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Canzo
Canzo è un comune italiano di 5.146 abitanti (densità: 463,4 ab/kmq) della provincia di Como in Lombardia. E' posto al vertice settentrionale della Brianza e capoluogo della Comunità Montana del Triangolo Lariano; vanta una rilevanza medioevale sia alla centralità amministrativa che all'eccellenza produttiva che un tempo distingueva i suoi artigiani nel campo tessile e metallurgico. Nel 1800 divenne un importante meta turistica e con l'avvento delle Ferrovie Nord, giunte nel 1922, iniziò un periodo di espansione socio-economica che ne consolidò lo sviluppo e la sua notorietà come luogo ricco di storia e di cultura.
- Nome Completo:Canzo
- Provincia: Como (CO)
- Regione: Lombardia
- Denominazione: Canzesi
- Altitudine: 402 mt s.l.m.
- Superfice: 11,11 kmq
- C.A.P. (Codice Avviamento Postale): 22035
- Codice Catastale: B641
- Codice ISTAT: 013246
- Prefisso Telefonico: 031
- Patrono: Santo Stefano - (26 dicembre)
- Sito del comune: www.comune.canzo.co.it
- Numeri utili, Comune: tel: 031 674111 - fax. 031 674141
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Canzo, un gioiello incastonato nella natura, sorge nella Vallassina a nord del piccolo lago del Segrino, un piccolo specchio d’acqua di origine glaciale tra i più limpidi d’Europa. È attraversato dal torrente Ravella, lungo il quale si è formato il centro storico, con i suoi caratteristicie stretti vicoli. A ovest lambito marginalmente dal fiume Lambro in corso torrentizio, proveniente dalla sovrastante Vallassina; inoltre sono presenti molte fonti nelle montagne del paese.
L'intero territorio di Canzo fa parte del museo diffuso Ecomuseo del distretto dei monti e dei laghi briantei, avviato nel 2002 e riconosciuto dalla Regione Lombardia. In particolare, sono siti museali a cielo aperto la Val Ravella, il sentiero geologico, la riserva della Malascarpa e il monte Cornizzolo, la cui pregiata croce in ferro battuto, visibile anche da lontano, è opera dei maestri ferraioli di Canzo. Il paese è anche famoso per la qualità delle sue acque, vicino alla chiesa di San Francesco è presente una fontana pubblica dove gli abitanti del luogo e i turisti si riforniscono.
A Canzo ha risieduto dal 1947 fino alla sua morte il pittore Salvatore Fiume (originario di Comiso), trasferitosi qui da Ivrea dove era art director nella Olivetti. Preso in affitto un piccolo appartamento al centro del paese e adibì a studio una vecchia filanda in disuso, detta Villa Verza. Ora è la sede della Fondazione Salvatore Fiume.
Edifici civili:
Teatro Sociale: la cui società fondata nell'aprile del 1828 da famiglie benestanti canzesi e milanesi, che avevano ricevuto l'autorizzazione decenni prima da Maria Teresa d'Austria. I lavori di costruzione furono ultimati l'anno successivo e l'inaugurazione avvenne il 18 ottobre del 1829 invitando la compagnia del Teatro Filodrammatici di Milano. Il Comune, divenuto proprietario dell'immobile, si occupò di rinnovare il tetto dopo la storica nevicata del 1985 e se ne decise il completo restauro, dopo circa cinquant'anni di funzionamento come sala cinematografica. Fu quindi ri-inaugurato il 25 aprile del 1990. Si allestisce una stagione teatrale e concerti di musica (Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano e Autunno Musicale di Como).
Palazzo Tentorio: oggi ospita l'ufficio e la segreteria del Sindaco, la sala Giunta e un'ampia area espositiva, collocata al secondo piano. Venne acquistato dall'omonima famiglia canzese nel 1706 che lo possedette per oltre un secolo fino al 1828, quando venne acquistato dai fratelli Giovanni Maria, Benedetto e Venanzio Gavazzi, antica famiglia canzese in quegli anni impegnata nello sviluppo dell'industria serica. Nel 1889 il palazzo fu acquistato dal Comune per alloggiarvi la scuola e successivamente ospitò gli uffici comunali.
Portico del mercato coperto: è situato nella "Piaza" ovvero piazza per antonomasia, a lato del fianco destro della chiesa di santo Stefano; li si tiene il processo alla Giubiana.
Edifici religiosi:
Basilica prepositurale plebana di Santo Stefano protomartire: detta anche "Gésa granda", è la chiesa prepositurale. Collocata nel centro del paese, è presente a partire dal XIII secolo, quando era solamente una piccola cappella. Nel corso della sua storia divenne la parrocchia di Canzo e fu ampliata diverse volte. Nella prima metà del Settecento fu completamente riedificata: la costruzione iniziò nel 1728 e si protrasse fino al 1752. Il sagrato è in granito, decorato a intarsio; in passato era acciottolato. L'edificio, tradizionalmente definito "basilica" pur non essendolo ufficialmente, è in stile barocco classico e possiede un alto campanile angolare, a destra, con tetto in bronzo. La facciata, richiama lo stile architettonico barocco tipico di Borromini, è parzialmente, come i lati lunghi della chiesa, dipinta di un giallo tenue. È divisa in due ordini: quello inferiore caratterizzato dalla presenza di tre portali, quello maggiore e i due laterali, mentre quello superiore ornato da una finestra affiancata da due nicchie con le statue dei Santi Stefano e Miro. L’aula ad unica navata, sulla quale si innesta il presbiterio, è divisa in tre campate e vi si aprono quattro cappelle, due per lato. Il presbiterio presenta una decorazione ad affresco: Cena in Emmaus e Elia e l’Angelo sulle pareti, Gloria di santo Stefano sulla volta. L’abside, con volta con la Trinità, è invece ornata da tre tele secentesche raffiguranti San Carlo Borromeo, San Pietro e San Paolo.
Chiesa di San Francesco e Beato Miro: è posizionata a sud dell'abitato ed è raggiungibile dalla via del centro storico. L'insediamento del complesso conventuale risale alla fine del Trecento, ed era inizialmente dedicato alla Vergine, mentre successivamente, forse nel Quattrocento, fu consacrato a San Miro. Nella prima metà del Settecento furono svolti lavori di consolidamento e ampliamento, mentre la fine del secolo vide la fine della presenza dei Frati Minori, e quindi il passaggio dell'indulgenza del Perdon d'Assisi alla parrocchiale. Successivamente la chiesa assunse la denominazione di san Francesco, anche se nella memoria della popolazione rimane la dedicazione a san Miro. La facciata, ripartita da lesene, presenta un portale centrale con timpano spezzato che reca lo stemma dei Francescani ed è caratterizzata da una finestra sagomata posta a livello dei capitelli delle lesene con cornice di delimitazione e timpano sommitale. L’interno si sviluppa con un’aula ad unica navata, sulla quale si aprono quattro cappelle laterali conclusa dal presbiterio. L’area presbiterale, con altare maggiore in marmi policromi e paliotto in scagliola, ospita sulle pareti laterali due tele raffiguranti il Transito di Sant’Antonio da Padova ed il Miracolo della Gamba Risanata, mentre in corrispondenza dell’abside è presente una pala con la raffigurazione della Crocifissione tra Santi oltre al coro ligneo.
Fonti di Gajum
Le fonti da Gajum si trovano sul versante destro del Torrente Ravella, alla quota di m 485 s.l.m., al bivio delle strade che portano agli alp (prim'alpe, second'alpe e terz'alpe) e al Santuario di San Miro, ed è la terza fonte più pregiata di Canzo. Il nome delle "Fonti di Gajum" è italianizzato dal canzese Gaümm (dalla radice celtica ga=recipiente, pancione), che significa mallo, in quanto sopra la fontana era presente un grosso noce e i malli cadevano nella vasca. Le Fonti di Gajum sono un classico punto di sosta e di ristoro per gli escursionisti da più di un secolo, tipici sono i tavoli e i sedili in pietra, ancora esistenti nel luogo, e risalenti a quando queste fonti furono scoperte, dal punto di vista turistico durante l'Ottocento. Negli anni sessanta fu creata, da alcuni canzesi una società per imbottigliare l'acqua della fonte; ora l'impianto non è più attivo, e proveniendo dal lago del Segrino verso l'abitato, si vedono sulla destra dei capannoni dismessi e in rovina, sede dell'imbottigliamento.
Gli Alp
Gli alp sono frazioni montane, abitate un tempo tutto l'anno, che potevano ospitare fino a cento contadini ciascuno, con numerosi capi da allevamento. Veniva praticata l'agricoltura montana, ed erano costituiti da un unico blocco abitativo, imperniato sulla curt, a cui si aggiungono talvolta altri piccoli edifici, quali i casèj e le ghiacciaie, per la conservazione degli alimenti.
- Prim'Alpe (Primm Alp), detto anche Alpe Grasso (Alp Grass) per la sua fertilità, a quota 720 m. L'Alp venne abbandonato negli anni cinquanta dalle famiglie che storicamente vi abitavano, quando la sua area venne inglobata nella Riserva dei Corni di Canzo e venne gestita dal Corpo forestale dello Stato, che organizzò parte del prato sottostante come vivaio di piante. Ora l'edificio ristrutturato è in gestione a una cooperativa di educazione ambientale di Legambiente.
- Second'Alpe (Segùnt Alp), detto anche Alpe Betulli o Alpe del Sole (Alp dal Suu), perché ben esposto al sole, a quota 790 m. Vi nacque san Miro; fu abbandonato e abbattuto negli anni cinquanta. Sono stati condotti degli scavi che hanno permesso di individuare la planimetria degli antichi fabbricati.
- Terz'Alpe (Terz Alp), detto anche Alpe Piotti, a quota 793 m. Si trova alla base della salita per i Corni di Canzo, e all'incrocio con i sentieri (percorribili anche in bicicletta) che collegano la Val Ravella con la Colma e il Cornizzolo. Fino a pochissimo tempo fa vi si proseguiva la tradizione degli alp, era abitato permanentemente tutto l'anno, con un piccolo pascolo di mucche; ora è sede di un agriturismo che funge da trattoria e punto di ristoro per gli escursionisti.
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