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Piano del Tivano.
E' un verde pianoro carsico posto a circa 950 mt di altitudine il cui territorio appartiene ai comuni di Nesso, Sormano, Zelbio; cofina a nord con il Monte San Primo e a sud con il Monte Palanzone. Il nome deriva dal vento caratteristico del lago di Como che spira da nord a sud, anche se è impossibile stabilire se il vento abbia preso o abbia dato il nome al Piano del Tivano. Si è formato durante le grandi glaceazioni quaternarie il ghiacciaio che scendeva dalla Valtellina verso Como con le sue lingue laterali ha penetrato la Val Nosèe arrivando sino a una quota corrispondente all'attuale Colma del Tivano, deponendo una morena frontale (la Morena del Dosso). La depressione così creata ha formato un lago, i cui depositi formano l'attuale fondo del Piano. Con il ritiro del ghiacciaio le acque del lago si sono ritirate filtrando in inghiottitoi e grotte di cui la zona è particolarmente ricca.
Il Piano del Tivano ospita molte forme carsiche associate all’assorbimento delle acque, quali doline ed inghiottitoi. Il sistema carsico del Pino del Tivano si è formato in una formazione rocciosa denominata Calcare di Moltrasio, e come altre cavità carsiche delle prealpi si sono formate circa 23 milioni di anni fa nel Miocene inferiore, per cui all'epoca del sollevamento della catena alpina. Da allora hanno subito mutamenti dovuti alle variazioni delle condizioni ambientali e climatiche. Tra le doline più evidenti, da segnalare il grande sprofondamento presso l’alpe di Torno. In questa zona alcune delle grotte più importanti d'Italia: la Fornitori-Stoppani, la Tacchi-Zelbio-Bianchen, rispettivamente di 47.5 chilometri e 10.5 chilometri di sviluppo spaziale e alla Niccolina (5 km). Queste formano il complesso di grotte della valle di Nosèe che con i suoi 58 km di sviluppo rappresenta attualmente il sistema carsico più esteso del territorio nazionale. Le acque presenti in queste grotte si riversano a lago nelle sorgenti di Nesso. Nel 2011 alcuni speleologi si sono addentrati nel Terzo Mondo, una nuova grotta che si estende a partire dalla vetta del Monte San Primo e dove sono stati scoperti saloni dell'ampiezza di un campo da calcio.
Abisso Cippei grotta scoperta nel 1979 speleologi del G.G. Milano, in seguito alla disostruzione di quello che si era creduto un pozzo. Successivamente fu esplorata completamente, e mediante un esperimento colorando l'acqua che defluiva nella grotta si dimostrò il collegamento fra essa e la grotta Piaggia Brutta presso la Capanna Stoppani (ora osservatorio astronomico al valico della Colma). All'interno dell'abisso di Monte Cippei è presente una grossa sala verticale, profonda 91 metri che fino all'esplorazione dell'abisso l'Altro Mondo, rappresentava il pozzo più profondo dell'intera area.
Buco della Niccolina è il principale inghiottitoio delle acque del Piano del Tivano, ed è il fenomeno carsico più evidente dell'area. Probabilmente noto dai tempi antichi, infatti sono stati trovati, al suo interno, reperti risalenti all'epoca romana. Negli anni ottanta dello scorso secolo, a opera di diversi gruppi speleologici, è stata completamente esplorata, fino a raggiungere il sifone finale. L'attuale sviluppo della grotta è di circa 5 km. L'andamento interno delle acque segue la direzione ovest/est, per cui sembrerebbero non confluire nelle risorgenze di Nesso, ma in realtà allo stato delle attuali conoscenze questo non è possibile affermarlo con sicurezza.
Complesso Tacchi-Zelbio sono due grotte collegate fra di loro i cui ingressi sono noti da molto tempo perchè si aprono vicino al centro abitato di Zelbio. Le grotte Tacchi e Zelbio altro non sono che gli ingressi più bassi del complesso "Fornitori-Stoppani-Tacchi, che costituisce il complesso carsico della Valle di Nosèe: il più grande d'Italia. L'ingresso della grotta Zelbio fu utilizzato tra gli anni '40 e '50 del secolo scorso come deposito per la carne ad opera del macellaio di Zelbio.
Terzo Mondo è una grotta posta pochi metri sotto la cima del Monte San Primo, e scoperta dagli esploratori dello Speleo Club C.A.I. Erba. Stalattiti e stalagmiti del diametro di tre metri, concrezioni così spettacolari da fermare il respiro, sale grandi come campi da calcio e gallerie immense che si insinuano nelle viscere della montagna: questa la nuova eccezionale grotta, è stata scoperta grazie all'intuizione di Pierluigi Gandola speleologo del Speleo Club (e fotografo affiliato al Gruppo Fotografico di Nesso). Se come ipotizza il presidente dello Speleo Club, Emanuele Citterio, questo complesso dovesse congiungersi con quelle grotte del Pian del Tivano/Valle di Nosèe, ci troveremmo di fronte a uno dei sistemi geologici più vasti d'Europa.
Nel XVIII secolo il Piano del Tivano era ricoperto da una foresta di imponenti faggi, ma poi in brevissimo tempo le esigenze di legname per la nascente industria provocarono la distruzione di gran parte del patrimonio arboreo. All'inizio del XIX secolo venne incoraggiata l'estrazione della torba al fine di promuovere l'uso di fonti alternative onde evitare ogni ulteriore impoverimento del bosco. Oggi il pianoro è occupato da pascoli, governati dall'uomo tramite tagli e concimazioni. Il Piano del Tivano è anche caratterizzato da una particolare presenza faunistica con spettacolari fioriture che si susseguono durante il corso dell'anno. Si trovano Crochi bianchi e violetti, Denti di leone e Genziane, Bottoni d'oro, Gerani di prato, Astranzie e diverse specie di Orchidee. In tempi passati erano anche massicciamente presenti i Narcisi, che riuscivano letteralmente a imbiancare i Prati. Ora sono diventati rari (e dichiarati da Regione Lombardia: specie di flora spontanea protetta) a causa delle raccolte selvagge durante le cosidette "narcisate".
Al Piano del Tivano sono anche presenti zone umide in cui si sviluppano rare specie vegetali fra cui le piante carnivore Utricularia minor e Drosera rotundifolia con particoari adattamenti per catturare e digerire piccoli insetti.
Un osservatorio astronomico è posto sulla Colma del Tivano in territorio del comune di Sormano. E' stato costruito nella seconda metà degli anni 80 dello scorso secolo grazie ai soci del Gruppo astrofili Brianza. E' dotato di un telescopio Cavagna; si tratta di un astrografo Ritchey-Chrétien in fibra di carbonio, realizzato dall'azienda americana RCOS (Ritchey-Chrétien Optical System), con specchio primario di 50 cm di diametro (f/6.8). In parallelo al telescopio principale è stato montato un rifrattore da 15 cm (f/10) usato come guida. Il movimento del telescopio è completamente automatizzato su entrambi gli assi ortogonali. Il telescopio rifrattore è anche usato per osservazione diurne dei pianeti e del sole. E' sede di attività divulgative a tema astronomico, diurna e notturna, con conferenze ed osservazioni dirette del sole durante il giorno e degli astri di notte. Attualmente (2023) è in fase di costruzione un nuovo osservatorio situato a breve distanza da quello vecchio spostato verso nord. Al suo interno, oltre all'osservatorio, sarà presente un planetario e altri spazi che permettano di accogliere i visitatori e gli astrofili. Il "vecchio" osservatorio verrebbe invece riservato ai monitoraggi solari.
Appena all'inizio dell'Alpetto di Torno c'era un allevamento di cavalli di proprietà di Giorgio Valsecchi, nel 2020 con la sua morte l'allevamento è stato chiuso. Però all'interno dei fabbricati si conservano ancora (non visitabili) una collezione di carrozze storiche. Inizia, da giovane, la certosina opera del collezionismo, recuperando quel materiale che può essere utile alla cinematografia ed al teatro; sono i tempi in cui la meccanizzazione ha preso il posto della trazione animale e lui con tanta pazienza e perseveranza cerca tra cascine e rimesse tutti quei mezzi che hanno fatto parte della quotidianità sino alla seconda guerra mondiale. Le sue carrozze, fra cui una dei due esemplari che facevano servizio nell'800 (prima dell'avvento del treno) fra Torino e Parigi. Le sue carrozze sono entrate nella scenografia di molti film storici e hanno calcato più volte il palco del Teatro alla Scala.
Leggende:
- Secondo alcune leggende popolari, invece il nome deriverebbe dalla ricca e potente di Tivana che qui sorgeva nei tempi antichi. Signore di Tivana era Tivano, che, come il mitologico re Mida, aveva chiesto e ottenuto dal Dio Bacco, in cambio della sua ospitalità, la capacità di trasformare in oro tutto ciò che toccava. Rendendosi presto conto di quanto ingombrante e problematico fosse questo dono che rischiava di farlo morire di fame e di sete, implorò di nuovo il Dio di Salvarlo; Bacco, mosso a compassione, gli avrebbe suggerito di lavarsi nelle acque del Lambro.
- Ma le leggende non finiscono qui.Si racconta che la dolce regina aufreda, moglie del rude re degli Ostrogoti, Teodorico, colpita dalla bellezza del luogo, avesse costruito qui un castello, dove si rifugiava in compagnia di un paggio dal cuore gentile, che con il suono della sua arpa le faceva dimenticare la rozzezza e la crudeltà del marito.Una brutta sera il re si precipitò nel castello della sposa, pazzo di gelosia, e inseguì i due nella notte per i prati e le paludi del Pian del Tivano, fino a raggiungerli ed ucciderli barbaramente.Da quella notte la regina ed il suo paggio sarebbero condannati a vagare per i boschi del luogo senza trovare la pace.A ricordo di questa leggenda, l'arciprete di Nesso Pietro Antonio Tacchi, in una cronaca manoscritta del 1680, narrava di aver visto al Piano del Tivano, i resti di un palazzo circondato da un grande prato chiamato "giardino della Regina".
- La più importante cavità del Piano del Tivano, il Buco della Nicolina, è così chiamata perchè, secondo una leggenda, sarebbe stata abitata da una terribile strega con questo nome.
- Lo scrittore milanese Gianbattista Bazzoni nel suo romanzo storico "Falco della Rupe o la guerra di Musso" ambientato nel XVI secolo e imperniato sulla figura di un leggendario pirata originario di Nesso, Falco, che avrebbe militato sotto le bandiere del condottiero Gian Giacomo Medici, il famigerato "Medeghino" signore di Musso. Sullo sfondo del Lario, divenuto nel '500 teatro di cruenti scontri tra il Medici, il Ducato di Milano, i Grigioni, la Francia e la potenza di Carlo V (quel sovrano sul cui vastissimo Impero "non tramontava mai il sole"). Si dipanano le avventurose vicende di Falco e dei suoi rudi compagni, insieme alla delicata storia d'amore tra la contadinella Rina, bellissima figlia del pirata, e Gabriele, fratello prediletto del Medeghino. Battaglie, intrighi, tradimenti, tempeste. Falco fuggì da Nesso, con i suoi famigliari, attraverso gli antri della valle di Nosèe, per le grotte del Piano del Tivano e da qui a Magreglio e a Vassena, poi via lago giunse a Musso. Si racconta che quando uno dei primi vaporetti in servizio sul Lago di Como, il "Falco della Rupe", passava nei pressi di Nesso, dal castello lo salutasse una salva di cannone, a cui il battello rispondeva col fischio del vapore.
Bibliografia e riferimenti principali:
- Liberamente tratto dall'autore del sito da pubblicazioni e libri reperibili presso la biblioteca della C.M.T.L. oltre che dal web.
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