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immagini: GFNesso
Natura del Triangolo Lariano.
Il Triangolo Lariano o Penisola Lariana è la parte di terra compresa fra i due rami del Lago di Como, detto anche "Lario", da cui il nome del triangolo. Costituisce quindi una penisola. Occupato da rilievi montuosi prealpini, che culminano col Monte San Primo (1.686 metri), è tagliato in senso verticale dal solco della Vallassina, entro cui scorre il primo tratto del fiume Lambro. La Comunità montana del Triangolo Lariano (con sede a Canzo) è l'ente territoriale corrispondente, con esclusione dei comuni appartenenti alla provincia di Lecco. È cinto a sud da sei laghi di piccole dimensioni: Montorfano, Alserio, Pusiano, Lago di Annone, Segrino e Garlate [Wikipedia].
Il Triangolo Lariano, così denominato nel 1942 dal geologo Arturo Cozzaglio, possiede una grande varietà paesaggistica e di natura, ed è posto a pochi chilometri dall'area urbana/suburbana di Milano. Il suo territorio comprende 31 comuni, 20 cime principali, un pianoro, l'alto corso del fiume Lambro, un importante sistema di grotte. Il clima è di tipo mediterraneo con estati fresci e inverni miti, alquanto piovoso nelle stagioni intermedie, ma con splendite giornate di sole in primavera e in autunno. In inverno (ma non tutti) nevica, ma la neve rimano solo oltre i 500 mt.
Nel 2002 l'allora Assessore all'Ecologia della Comunità Montana: Costantino Muzio, in collaborazione con il Servizio di Viglilanza Ecologica ha realizzato un video (distribuito su cassetta VHS con il giornale "La Provincia") descrittivo del Triangolo Lariano.
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Il video è il trasferimento in digitale di una cassetta VHS, per cui la qualità tecnica, pur essendo buona, presenta qualche imperfezione.
A questo link puoi effettuare il download del video.
Storia geologica Durante gran parte dell'era Mezozoica (250-64 milioni di anni fa), l'area era occupata dalla porzione marginale di un oceano chiamato Tetide, tra due grandi supercontinenti: uno settentrionale il "Laurasia" e uno australe il "Gondwana". Questa particolare posizione faceva si che i fondali avessero una topografia accidentata con alternanze di zone ad alta e bassa profondità. Sul fondo marino si andavano via via sepositando sedimenti di natura principalmente carbonica, i quali hanno poi costituito le rocce del Triangolo Lariano. L'era Mezozoica viene convenzionalmente divisa in tre periodi, caratterizzate da diverse vicende geologiche che hanno determinato variazioni degli ambienti di deposizione e, di conseguenza, diversità delle rocce originate. Nel Cretaceo (140 - 65 milioni di anni fa), l'avvicinamento e lo scontro del continente Africano con quello Euroasiatico ha portato alla progressiva chiusura della Tetide e al conseguente innalzamento delle rocce dei fondali marini, che hanno subito piegamenti, scorrimenti e fratture. Ha avuto così luogo la formazione delle Alpi e delle Prealpi (orogenesi alpina). L'attuale paesaggio è stato in gran parte rimodellato da fenomeni geomorfologici superficiali avvenuti nell'era Quaternaria (1,8 milioni di anni fa - presente). In particolare le imponenti colate glaciali provenienti dalla Valtellina e Valchiavenna, spingendosi sino nella Brianza. Il movimento del ghiacciaio esercitava una notevole abrasione ed escavazione sulle rocce delle Alpi, producendo enormi quantità di detriti, trasportati a valle nella pianura. Quando il clima ritornava ad essere più mite, il ghiacciaio fondeva e questo materiale di diversa granulometria, costituito da massi , ghiaie, sabbie e argille, veniva abbandonato. Hanno avuto così origine i depositi morenici e gli innumerevoli massi erratici o trovanti lasciati dai ghiacciai al loro ritiro.
Montagne:
- Monte San Primo 1686 mt è la cima più alta di tutto il territorio, un massiccio imponente con andamento da est a ovest. Altre cime del gruppo: Cima del Costone 1614 mt, il Monte Ponciv 1453 mt, il Pizzo del Luser 1405 mt, il Monte Colmenacco 1281 mt, il Monte Nuvolone 1079 mt.
- Monte Palanzone 1436 mt. Altre cime del gruppo: Monte Preaola 1415 mt, il Monte di Palanzo 1391 mt, il Pizzo dell'Asino 1272 mt.
- Corni di Canzo 1373 mt. Altre cime del gruppo: Monte Cornizzolo 1276 mt, Monte RAI 1250 mt, Monte Prasanto 1241 mt, Cornizzolo 1240 mt, Monte Pesora 1190 mt.
- Monte Bolettone 1317 mt. Altre cime del gruppo: Monte Boletto 1236 mt, Monte Astele 1186 mt, Pizzo Tre Termini 1140.
Pian del Tivano (il cui nome deriva dal vento che lo percorre) è un pianoro glaciale, a circa 950 mt. s.l.m., formato da lingue laterali dei ghiacciai che scendevano dalla Valtellina/Val Masino verso Como. E' compreso nei comuni di Sormano, Zelbio e Nesso, in quest'ultimo prende il nome di Pian di Nesso. Il Pian del Tivano ha un andamento est/ovest, mentre il Pian di Nesso ha un andamento nord/sud; il complesso dei piani forma una L capovolta in orizzontale. Il Pian del Tivano è occupato da pascoli, ma presenta interessanti fioriture, fra cui: Crochi bianchi e violetti, Scille, Primule, Denti di leone, Genziane, Ranuncoli, Bottoni d’oro, Gerani di prato, Astranzie e diverse specie di Orchidee. Ma la fioritura per cui andava famoso il Pian del Tivano, come molti altri luoghi del Triangolo Lariano, era quella dei Narcisi, che in passato riuscivano letteralmente ad imbiancare i prati con il candido colore delle loro corolle; ora dopo una raccolta indiscriminata negli anni questi fiori sono diventati rari, e la Regione Lombardia li ha dichiarati flora protetta. In entrambi i Piani sono presenti pozze d'acqua, anticamente usate come abbeveratoio di animali, ora piccole zone umide e torbiere, in cui vivono specie vegetali caratteristiche.
Il carsismo: l'abbondante presenza di rocce di natura carbonatica ha determinato la presenza di rilevanti fenomeni carsici superficiali e profondi dovuta all'azione delle acque piovane rere aggressive dall'anidride carbonica in esse disciolta. Al Pian del Tivano è presente l'attuale grotta più lunga d'Italia denominata Complesso della Valle del Nosèe (Grotta Tacchi - Grotta di Zelbio - Boeucc di Bianchen - Grotta presso la Capanna Stoppani - Ingresso Fornitori) per un totale di oltre 63 km in sviluppo reale. Il collegamento tra le grotte Stoppani e Tacchi ha permesso di ottenere questo attuale record. Un gruppo di speleologi lombardi ha realizzato infatti la giunzione tra il complesso Fornitori-Stoppani e il complesso Tacchi-Zelbio-Bianchen, obiettivo rincorso da decenni che è stato possibile realizzare grazie alle particolari condizioni di siccità e forte freddo che hanno permesso di attraversare il tratto solitamente sommerso dall’acqua e scavare nella frana che occupava il collegamento.
Un'altra grotta presente è il Buco della Nicolina il cui ingresso si trova pochi metri sotto la strada provinciale che percorre il Piano. Gran parte della cavità si sviluppa a circa 100 m di profondità rispetto alla superficie topografica, ma vi sono due rami che si approfondiscono fino a superare i 200 mt dalla superficie. Nonostante la vicinanza geografica, è altamente improbabile che esista un collegamento fra Niccolina e Stoppani.
Fiume Lambro: è un fiume della Lombardia lungo 130 km, percorre tutta la Brianza e poi a sud di Milano confluisce da sinistra nel Po. Attraversa la Vallassina, bagnando i centri di Asso, Canzo, Ponte Lambro ed Erba e si immette nel lago di Pusiano. Attraversa la Brianza, con andamento tortuoso in un territorio collinare. Bagna Monza e il suo Parco, all'entrata in città il fiume si divide in due rami, il Lambro vero e proprio (con alveo naturale) e il Lambretto, un canale artificiale fatto costruite dai Visconti a difesa della parte orientale della città. Uscito da Monza con il corso riunito passa fra Sesto e Cinisello e entra in Milano nel Parco Lambro, lambisce alcuni quartieri esterni della città e solca il Parco Sud. Attraversa Melegnano, sant'Angelo Lodigiano e nel comune di Orio Litta confluisce da sinistra nel Po.
- Sorgente della Menaresta: è posta nel cuore del Triangolo Lariano presso il Pian Rancio, a 944 mt di altitudine, immersa in un magnifico bosco di larici e abeti d'alto fusto. Il nome della sorgente deriva da un fenomeno curioso, la sua portata, pur essendo costante nel corso dell'anno, è soggetta a cicli di variazioni di flusso d'acqua in uscita. Tale fenomeno è dovuto alla presenza di una cavità carsica nel sottosuolo, collegata all'esterna con un condotto a forma di sifone rovesciato; qui si raccoglie l'acqua della roccia circostante e quando il sifone è colmo l'acqua defluisce all'esterno aumentando il flusso. Nella fase di riempimento del sifone,l'acqua fuoriesce dalla roccia probabilmente perchè quest'ultimo ha delle fessure che lasciano filtrare una parte dell'acqua. Nel lato sinistro del vallone si apre una grotta detta "Buco della Pecora".
La Conca di Crezzo: è un piccolo ambiente umido ben conservato che ospita un piccolissimo laghetto alimentato da risorgive. La conca è stata formata da una lingua laterale dei ghiacciai che scendevano dalla Valtellina/Val Masino verso Lecco, durante le grandi glaceazioni. Bellissimo il panorama verso est con la visione dell'imponente Gruppo delle Grigne (settentrionale e meridionale) e il sottostante lago di Lecco. Poco oltre il laghetto, sul fianco sinistro della strada che scende verso Lasnigo, è presente una zona paludosa che da luogo alla sorgente del Lambretto, corso d'acqua affluente del Lambro a Lasnigo.
Funghi di terra di Rezzago: sono formazioni geologiche originatesi in terreno morenico dal ritiro del Ghiacciaio Abduano ivi presente, con il deposito di grandi massi erratici. Sono noti anche con il termine scientifico di "Piramidi di Erosione". Nel tempo il dilavamento causato dalle acque piovane erode il terreno, ma il masso erratico protegge il materiale sottostante dall'azione delle acque, così nascono i funghi di terra costituiti da terra compatta sovrastata dal masso a mo di fungo. La zona è occupata da un bosco di latifoglie miste con Carpini neri, Frassini, Tigli e Querce. Sono situati in un vallone sulle pendici del Monte Palanzone, ove vi scorre il Torrente Rezzago affluente del Fiume Lambro.
Massi erratici o trovanti: sono enormi massi di granito trascinati dai ghiacciai alpini e lasciati sul terreno al loro ritiro. Se ne trovano in tutto il territorio del Triangolo Lariano, di seguito un elenco (non esaustivo) di essi:
- Pietra Lentina: è un masso di granito ghiandone proveniente dalla Val Masino, è il più grande sasso erratico presente sul territorio, sito lungo la strada che da Pian Rancio scende a Bellagio all'altezza del primo tornante, a circa 900 mt sul mare. Sulla sommità della pietra, sono presenti diverse incisioni con date, simboli e nomi.
- Sasso Calvarone: è il secondo per grandezza presente sul territorio, sito sull'Alpe Colmenacco a pochi minuti a piedi dall'omonimo agriturismo. Misura 15 metri di lunghezza, 15 metri di larghezza e 19 metri di altezza, su un lato della roccia è posizionata una scaletta per facilitare l'esplorazione della parte superiore. La pietra Calvarone è anche conosciuta con il nome di Sasso del Diavolo, secondo una tradizione locale ogni volta che gli abitanti provavano a piantare una croce sull'enorme pietra, al primo temporale veniva abbattuta dai fulmini, per cui i supestiziosi locali pensavano fosse incenerita dal diavolo.
- Pietra Luna: è un masso erratico di gneiss micaceo della forma a tronco di piramide, proveniente dall'Alta Valtellina; è posto ai margini di Pian Rancio sul ripido pendio che degrada verso Bellagio. La pietra deve il suo curioso nome ad una grande incisione a forma di mezzaluna.
- Pietra Sole: è posta nel parco della ex Villa Buttafava, il nome deriva dall'incisione del sole su un suo lato.
- Pietra Pendula: è un blocco di granito ghiandone proveniente da imponenti movimenti glaciali che ne hanno reso possibile lo spostamento dalla Val Masino e si depositò qui 50-60.000 anni fa. Il monolito poggia su un basamento di roccia calcarea locale, presumibilmente forgiata dall’uomo in modo da simulare un grande e particolarissimo fungo. E' posta in località Montepiatto, in un'incantevole radura vicino alla chiesa di Santa Elisabetta.
- Sasso di Preguda: si trova a 647 metri s.l.m. sulle pendici del Moregallo, nel territorio comunale di Valmadrera nell'area lecchese del Triangolo Lariano. Alla fine del XIX secolo alcuni contadini costruirono una cappella dedicata a Sant’Isidoro, sfruttando la roccia del masso per la parete posteriore della Chiesetta che rimase posizionata a ridosso.
- Sass de la Prèa: grande roccia granitica abbandonata dai ghiacci, sul crinale del monte Cresta di Cranno.
- Masso Avello delle Cascine di Negrenza: misteriosa tomba a forma di vasca, incisa in un masso erratico e posizionata sopra Torno, in prossimità della strada agro-silvo-pastorale che da Piazzaga scende a Torno.
Lago del Segrino: è un piccolo lago prealpino di origine glaciale. Si allunga in direzione nord/sud per circa 1800 mt fra il Monte Cornizzolo a est e il Monte Scioscia a ovest. Non ha un immissario, ma è alimentato da sorgenti, un piccolo emissario esce a sud e sfocia nel lago di Pusiano. L’ambiente presenta una tipica vegetazione acquatico-palustre, che forma attorno al lago delle fasce a composizione floristica variabile con la profondità dell’acqua. Alcune parti del lago sono interessate dal classico canneto a canna di palude; i fondali sono interessati da una vera e propria prateria sommersa di Millefoglie d’acqua; la copertura dei versanti montani è costituita da boschi cedui.
Alpe del Vicerè: ampio pianoro sui contrafforti del Monte Bolettone, deve il suo nome a Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone Bonaparte e da lui nominato Viceré d’Italia, che nel 1810, durante il suo viceregno lo acquistò. Nel periodo fra le due guerre venne costruito un villaggio alpino con 18 piccoli edifici distribuiti in piccoli gruppi. Durante la II Guerra Mondiale qui alloggiarono l’Accademia Navale, l’Accademia Aeronautica e le “SS” italiane; il villaggio venne distrutto da un bombardamento aereo. Oggi l’Alpe del Viceré è un piccolo parco, punto di partenza per interessanti itinerari di trakking. Il sito è anche interessante per la sua morfologia carsica: le rocce calcaree del substrato sono infatti interessate da fenomeni di tipo carsico. Ospita il complesso "Alpe delViceré - Buco del Piombo" è uno dei più interessanti dal punto di vista speleologico di tutta la Lombardia.
La cucina: si è formata nei secoli sulla base delle risorse alimentari della zona, essenzialmente la pesca di lago e la pastorizia alpina. Il nucleo principale della cucina di lago è il pesce di acqua dolce che fornisce la base per alcuni piatti tipici: il riso bollito o il risotto con il pesce persico, il lavarello in "carpione", e i famosi misultin: agoni privati di interiora, salati e essiccati al sole. La polenta è la regina della tavola sui monti; molto preparata è anche la polenta uncia: un pasticcio di polenta e formaggio, innaffiata da un soffritto di burro, aglio ed erba salvia. Negli alpeggi di producono numerosi formaggi, sia di latte vaccino che di capra.
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