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L'Eremo di San Salvatore.
E' un monastero edificato dai frati Cappuccini nel 1536 grazie alla donazione di un terreno, di Leone Carpani membro di una nobile famiglia erbese nonché dell’ordine stesso. Sul terreno, posizionato in una località isolata sopra Crevenna, nel comune di Erba, era già presente una minuscola chiesa dove era vissuto un eremita di nome Salvatore. I Cappuccini dopo aver visitato il luogo lo giudicarono adatto alla costruzione di un convento, che inizialmente fu di modeste dimensioni.
La chiesa dopo ampliamenti fu consacrata nel 1562 e dedicata all'Ascensione del Salvatore, per cui la denominazione di San Salvatore potrebbe derivare sia dal nome dell'intitolazione della chiesa che dal nome dell'eremita.
Nel 1578 e nel 1584 vi fu la visita del vescovo Carlo Borromeo, che ordinò di risistemare il complesso con materiali più resistenti. Lavori di miglioramento e di ampliamento si susseguirono nei secoli successivi. Fra questi da citare la costruzione di una strada che dalla chiesa parrocchiale di Crevenna, dedicata a Maria Maddalena, conduce all’eremo.
Il 10 aprile del 1810 Napoleone I ne ordino la chiusura e la completa evacuazione, per cui i frati furono costretti ad abbandonarlo. Da allora il convento perse la sua natura di luogo di preghiera e di silenzio, rimanendo abbandonato a se stesso. La proprietà passò ai privati, gli ultimi dei quali cedettero il complesso alla Società Osram Edison Clerici, la quale fece della località una colonia per i dipendenti e le loro famiglie. All'inizio degli anni 50 dello scorso secolo Luigi Dossi ed Enrico Camurati acquistarono la struttura e la riportarono, lentamente, all’antico scopo e splendore. L'eremo è stato per anni il luogo in cui Giuseppe Lazzati ha testimoniato la sua dedizione alla chiesa, offrendo ai giovani opportunità di formazione; per questo motivo, Giuseppe Lazzati riposa in questo luogo da lui tanto amato.
La chiesa è completamente inglobata nel monastero, si presenta con una struttura ad unica navata, con presbiterio voltato a crociera. I muri sono interamente spogli, tranne la parete di fondo del presbiterio. Durante dei lavori di restauro venne alla luce un affresco sotto uno strato di intonaco. E' alquanto danneggiato, ma è possibile ammirare una crocefissione al centro di una fila di santi tra cui si riconoscono: un vescovo, Antonio abate, Pietro ed Ambrogio. L'affresco è di difficile attribuzione, l'ipotesi più probabile è che il dipinto fosse stato eseguito da Michelino da Besozzo alla fine del '300, per cui si tratterebbe della decorazione della chiesa preesistente alla costuzione del monastero.
Bibliografia e riferimenti principali:
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